top of page

In difesa delle e-mail scritte male

  • Immagine del redattore: Gabriele Sirtori
    Gabriele Sirtori
  • 16 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

( Questo testo è stato scritto senza l’ausilio dell'AI)



Qualche anno fa mandare un sms lungo costava soldi.

La brevità aveva un valore economico misurabile: qualche centesimo a messaggio. Era un discreto gruzzolo se pensato nel lungo periodo. In un anno era all'incirca il prezzo di una pizza.


Oggi una margherita, anche dall’egiziano, costa il doppio di allora. L’inflazione ha colpito tutti e tutto, ma non ha toccato il valore della sintesi.

Per le parole scritte vige la regola della cuccagna: di più è meglio, e l’abbondanza si ottiene gratis, senza sudore delle meningi.


È una meraviglia per chi scrive, un tormeno per chi deve leggere.


Le e-mail che ricevo sono cambiate nell’ultimo anno. Prima di tutto visivamente.

Sono ora dei rettangoli di testo un po’ più lunghi , fatti a bande ( paragrafi di 3-4 righe), maculati (c’è sel grassetto qua e là).

Ci sono novità anche nei caratteri usati. È curiosa l’apparizione del tratto lungo ( – ). Una specie aggressiva e oriunda (britannica) che piano piano si sta affermando nella fauna tipografica del mio inbox, soppiantando gli incisi, le virgole, le parentesi.

Mistero per me: ancora non ho capito come ricrearlo dalla mia tastiera.


Ho sperimentato varie tecniche per approcciarmi a questa abbondanza di contenuti: cercare i grassetti, leggere una parola ogni 3, saltare le righe, leggere solo il primo e l'ultimo paragrafo, ignorare e inoltrare a un mio collega confidando nella caritatevolezza altrui.

Qualche giorno fa, di fronte ad un testo molto lungo (un report in pdf) ha vinto la pigrizia cerebrale: ho chiesto a ChatGPT di riassumerlo per me.


La sintesi era eccellente. Tuttavia, mentre leggevo mi chiedevo: ma se chi l’ha scritto avesse usato a sua volta l'AI per allungare e rendere meglio scritto il contenuto? Insomma, un doppio passaggio.


Mi sono così immaginato una catena di informazioni fatta a fisarmonica.


Un umano ha dei contenuti da comunicare e li scrive come prompt su un motore AI. Lo fa brutalmente, così come gli vengono in testa.

L’AI lavora. E riordina, banalizza, allunga il brodo con aggettivi e avverbi. Il testo è pronto e inviato.

Da una cellula grezza ma carica di contenuto siamo passati a un piccolo mostriciattolo di parole. L’AI però non ha fatto un lavoro di aggiunta di informazioni, ha solo rimodulato quelle ricevute inizialmente.


Chi riceve e legge, se vuole capire, estrapola le informazioni principali. Nella sua testa quindi si formerà uno schema delle 3-4 info chiave di partenza.

Dalla brodaglia siamo tornati a poche particelle atomiche. Insomma punto e a capo.


Scrivere non è solo trasferire informazioni. Scrivere è riordinare, selezionare, dare gerarchia. Scrivere è fare una scelta politica (un tono, una precisa parola) o creare un’emozione (a volte basta un punto esclamativo).


Scrivere è fare propri una serie di concetti e idee che sono nell’aria. Prenderne possesso e renderli personali, ricavando loro un posto nella nostra testa.


Nel mondo AI queste operazioni sono fatte nella fase iniziale, di costruzione del prompt. Un prompt ben scritto è già un testo pronto (quindi perché usare l'AI?), un prompt mal scritto può solo portare confusione e disordine.


Soprattutto: appaltare all’esterno il lavoro di riordino, gerarchia e scelta delle parole significa non appropriarsi di quello che si scrive.


Le idee restano particelle sintetiche sospese per aria, non restano nella memoria né nel cuore di chi le mette nero su bianco. Sono quindi finte e inautentiche, nel senso di non direttamente riconducibili a nessuno.


“ChatGPT, scrivi il testo per un biglietto dove dico alla mia ragazza che la amo” ci scandalizza.

In un contesto sentimentale preferiamo una grammatica tremolante ma sincera, ad una falsa perfezione.

La bruttezza imperfetta e banale delle nostre parole diventa incanto quando si collega all'autenticità dei sentimenti. Vale in amore, vale in qualunque contesto in cui la fiducia è importante. In altre parole, in tutte le comunicazioni di valore tra persone umane.


In un mondo di testi scritti con perfetta sintassi, se mi volete bene, per favore, scrivetemi male.





ree

 
 
 

Commenti


Post: Blog2 Post

(+39) 329 898 6416

  • Facebook
  • LinkedIn

©2020 by gabriele sirtori. Proudly created with Wix.com

bottom of page